SULLE ONDE DELLA VITA

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XVIII TEMPO ORDINARIO – Martedì (I) 3

 

Ordinò ai discepoli di salire sulla barca

Il miracolo di Gesù che cammina sulle acque è molto diverso dagli altri. Gesù guarisce i malati, risuscita i morti, viene in aiuto ai sofferenti e alle persone tristi. Ma a chi si rivolge l’avvenimento di Gesù che cammina sull’acqua? C’è chi ne ha sorriso, paragonandolo al viaggio di Buddha sul raggio di sole.

Per dare un senso positivo a questo miracolo, alcuni lo considerano tutt’uno con la moltiplicazione dei pani che lo precede. Gli Ebrei vogliono acclamare re Gesù. Egli mostra loro di essere re in un senso diverso e più grande, un re a cui ubbidiscono anche gli elementi della natura. L’interpretazione non è scorretta, ma può essercene anche un’altra, simbolica e più universale.

Camminare sulle acque è un miracolo pieno di significato per tutti. Tutti, infatti, ci muoviamo sulle onde della vita, con grande insicurezza. Ad ogni momento, all’improvviso, può accadere una disgrazia; se ci pensiamo troppo, ci perdiamo d’animo, e allora scacciamo il pensiero. Ma per vivere con un po’ di serenità non è necessario ricorrere alla politica dello struzzo.

La nostra situazione è quella di Pietro: cammina sulle acque fino a che non dubita. Solo con una fede salda in Cristo potremo andare tranquilli sulle onde incerte della vita.

 

Comanda che io venga da te sulle acque

Sembra quasi che sia uno scherzo, che camminando sull’acqua Pietro voglia provare un’emozione insolita. È un desiderio naturale rischiare, dominare gli elementi. L’uomo ha sempre sognato di volare come un uccello, di scalare le cime delle montagne inviolate, di scendere negli abissi del mare, di penetrare nei luoghi inesplorati, di mettere piede sulla luna. Oggi tutti questi sogni sono stati realizzati, e chissà quanti ancora lo saranno, grazie alla tecnica e al coraggio umano. Dunque, questo desiderio non è il prodotto di una fantasia malata, piuttosto l’inconsapevole nostalgia del paradiso, quando l’uomo era padrone del cosmo, come Dio l’aveva creato. E anche il presentimento del giorno della risurrezione, quando come Gesù passeremo attraverso una porta chiusa.

Le biografie dei santi raccontano di questi episodi, passaggi di fiumi all’asciutto, bilocazioni, levitazioni: se il corpo è consacrato, anche il cosmo si manifesta in uno stato santificato, redento. Lo scopo dell’ascesi cristiana è soprattutto salvare l’anima, ma la sua salvezza è inseparabile dalla santificazione del corpo e dalla spiritualizzazione del mondo.

 

Signore, salvami!

Per un funambolo che cammina sulla corda può essere fatale fermarsi e guardare in basso. L’esitazione apre la porta all’ansia, le gambe si paralizzano, ed è finita.

Però tutti attraversano momenti di dubbio. Una forte volontà e l’energia vitale vincono molte debolezze, ma non tutte; vale sia per la crescita fisica che per quella dell’anima.

Nella vita spirituale, se esitiamo, nessuna mano umana arriva a soccorrerci. A volte rischiamo di annegare, proprio come Pietro, che afferra la mano di Cristo per salvarsi dal lago in tempesta. Camminiamo dunque sulle onde con la consapevolezza di non essere soli: abbiamo sempre accanto qualcuno pronto a soccorrerci, qualcuno che ci è molto vicino soprattutto nei momenti di massimo pericolo.


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XVIII TEMPO ORDINARIO – Martedì (I) 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA