Approfondimento delle letture della liturgia
Profundización de las lecturas de la liturgia
Poglobitev Božje besede
Produbljivanje liturgijskih čitanja
Pogłębienie czytań liturgicznych
Comincia il tempo liturgico dell’Avvento. Nell’immediato si pensa alla preparazione del Natale, all’incarnazione del Figlio di Dio, ma si tratta anche dell’attesa della sua seconda e definitiva venuta.
Nella seconda lettura, Paolo raccomanda ai Tessalonicesi di attendere la venuta di Cristo “irreprensibili nella santità” (1Ts 3,13) e di rimanere fedeli a ciò che hanno ricevuto, “affinché come avete imparato da noi il modo di comportarvi e di piacere a Dio – e così già vi comportate –, possiate progredire ancora di più” (1Ts 4.1).
La vita del cristiano si svolge per Paolo nella prospettiva della venuta di Cristo con tutti i suoi santi, per essere presentati a Dio e Padre nostro.
La prospettiva della vita dei battezzati è dunque quella del compimento di tutto in Cristo Gesù al passaggio di questa storia.
Paolo elogia l’amore tra di loro e prega affinché “Il Signore vi faccia crescere e sovrabbondare nell’amore fra voi e verso tutti, come sovrabbonda il nostro per voi, per rendere saldi i vostri cuori e irreprensibili nella santità, davanti a Dio e Padre nostro, alla venuta del Signore nostro Gesù con tutti i suoi santi” (1Ts 3,12-13).
I cuori sono saldi e irreprensibili nella santità, perché il Signore fa crescere e sovrabbondare l’uomo nell’amore.
L’amore è il compimento dell’uomo.
Solov’ëv dice che Dio è l’unico contenuto che compie l’uomo. Infatti, san Giovanni dice: “Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l’amore di lui è perfetto in noi” (1Gv 4,12).
Dio stesso si manifesta come amore e, se questo amore è perfetto nell’uomo, è ovvio che l’uomo è giunto al suo compimento.
Allora la prospettiva escatologica nella quale Paolo colloca i fedeli Tessalonicesi è la prospettiva di crescita nell’amore. Far sempre più trasparire, trasmettere e manifestare l’amore, cioè fare in modo che la natura umana in noi sia veramente vissuta secondo la vita che viene da Dio Padre nostro.
Infatti, già all’inizio della lettera, Paolo dice: “Il nostro Vangelo, infatti, non si diffuse fra voi soltanto per mezzo della parola, ma anche con la potenza dello Spirito Santo” (1Ts 1,5). Anzi, nella prima lettera ai Corinti sostiene che la vera evangelizzazione è opera dello Spirito Santo: “La mia parola e la mia predicazione non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perché la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana, ma sulla potenza di Dio” (1Cor 2,4-5).
Infatti, la storia ci fa vedere che, quando nelle nostre metodologie pastorali ci siamo appoggiati sulle varie scienze, il declino è stato rapidissimo così come l’abbandono della Chiesa da parte della gente. Abbiamo messo tanto sforzo nell’essere metodologicamente preparatissimi per l’annuncio del Vangelo, ma la vita dello Spirito Santo che è agape evidentemente non passa.
Paolo dice che l’annuncio fa rigenerare l’uomo (cf 1Cor 4,15).
Ma rimane il fatto che solo l’amore è il fattore che rivela la fede vera e vissuta.
Anche il giudizio finale non consisterà in forme e devozioni religiose adempiute o trascurate, ma nell’amore realizzato o meno (cf Mt 25).
Perciò è spiritualmente molto importante che, qualche versetto dopo il passo odierno, san Paolo precisa di non lasciare che i corpi siano governati dalle passioni.
Come spiega bene san Massimo il Confessore, le passioni sono un movimento che attraversa tutta la nostra esistenza, che ci spinge a colmare la voragine della nostra esistenza, non essendo noi la fonte della vita.
L’uomo si percepisce minacciato da un vuoto incolmabile, perciò nasce un movimento dell’io che, per salvare se stesso, usa tutta la propria natura per se stesso.
Questo è il modo di vivere di coloro che nell’ultimo orizzonte si contemplano premiati con qualcosa per la perfezione raggiunta, spesso frutto di qualche fissazione religiosa.
Invece, san Paolo offre l’orizzonte dell’amore, che è l’unico in grado di compiere l’uomo, proprio perché riesce a rendere l’uomo capace di fare di se stesso un dono e non un monumento di perfezione da ammirare e da adorare.
Per questo Paolo dice che chi abbandona il suo corpo al dominio delle passioni disprezza “Dio stesso, che vi dona il suo santo Spirito” (1Ts 4,8).
Il modo di vivere del battezzato sta nel dono ricevuto con lo Spirito Santo.
Lo Spirito Santo è il dono che include la vita stessa, quella zoē la quale è costituita come agape. Perciò è ovvio che lo Spirito Santo tiene in noi viva la comunione con il Donatore, cioè con il Padre.
E come si può vivere il dono vivendo l’amore con il Donatore?
Essendo figli e vivendo la propria umanità da figli del Padre.
Solo da figli si può vivere con il Padre. Ma questo non è ancora sufficiente.
Uno solo ha compiuto la pienezza della figliolanza da Figlio di Dio e da vero uomo: Cristo Gesù.
Perciò lo Spirito Santo ci tiene innestati in Cristo. In Cristo noi contempliamo e persino mangiamo e beviamo ciò che siamo chiamati ad essere in pienezza.
Infatti, l’amore è la forza che integra tutto e non disperde, non fa perdere nulla.
Tutto viene recuperato dall’amore e nell’amore.
Ciò che rende veramente la persona umana viva e piena è la vita come amore.
“Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l’agape, sarei come bronzo che rimbomba o come cimbalo che strepita” (1Cor 13,1).
Possiamo cioè conoscere tutta l’arte della comunicazione e tutta l’intelligenza del cielo e della terra per essere capaci a questo livello di parlare con tutti e non comunicare niente, essere vuoti. Solo apparenza, nient’altro.
“E se avessi il dono della profezia, se conoscessi tutti i misteri e avessi tutta la conoscenza, se possedessi tanta fede da trasportare le montagne, ma non avessi l’agape, non sarei nulla” (1Cor 13,2).
Il più grande intellettuale, interprete della storia, di tutto ciò che è accaduto e che accade e allo stesso tempo uno di una fede tale da spostare le cose fisse della creazione, quando è senza amore non è nulla. Non solo è inconsistente, è inesistente.
“E se anche dessi in cibo tutti i miei beni e consegnassi il mio corpo per averne vanto, ma non avessi l’agape, a nulla mi servirebbe” (1Cor 13,3).
Si può essere di una generosità assoluta, addirittura consegnando il proprio corpo, ma se c’è sotto sotto il movente dell’io che cerca di affermare se stesso, tali gesti non servono a nulla per realizzare la vera vita dell’uomo, che è zoē, cioè una vita costituta come agape.
E in Cristo l’agape non solo ci fa vedere l’insieme e la nostra integrità, ma ci fa vivere intessuti nel suo corpo, rendendoci “membra gli uni degli altri” (Rm 12,5).
Questa è la vita che ci costituisce nell’amore del Padre.
Il passo successivo dei Tessalonicesi ci fa vedere come il corpo può essere sottoposto alla passione. Ma, come si evince dall’insieme della lettera, non è così semplice essere liberi dalle passioni.
Magari possiamo astenerci assolutamente dalle passioni del corpo, come il mangiare, il bere, l’istinto sessuale, ma ciò non significa ancora essere sulla vita della vita.
Facciamo un esempio storicamente molto attuale.
Si può essere molto disciplinati nel bere, nel mangiare, nel vivere la sessualità. E, pur essendo ferventi cristiani, possiamo essere grandi nazionalisti, etnocentrici. Quante guerre abbiamo avuto tra i popoli cosiddetti cristiani attraverso i secoli!
Si tratta di un semplice esempio che mostra storicamente come non è facile trovare una nazione che, pur vantandosi di essere super cattolica o super ortodossa, sia veramente libera da se stessa.
Il che vuol dire che purtroppo qualcosa di fondamentale pian piano è andato perduto. In qualche dettaglio dominiamo le passioni, ma su altre sfere siamo totalmente gestiti da esse.
Perché è così importante la visione escatologica, ossia la venuta di Cristo con tutti i suoi santi, come orizzonte della vita dei battezzati?
Perché è la vita stessa, l’agape, il dono che ci custodisce nella comunione, nell’integrazione, mentre tutto ciò che disturba la comunione non fa parte della santità.
Allora l’umanità vissuta non sotto le passioni, ma nell’agape, insieme a tutti i santi che costituiscono il corpo di Cristo, fa sì che non ci siano più né l’individualismo religioso delle varie perfezioni e tanto meno le passioni legate al sangue, alla famiglia, all’etnia – passioni tutte che producono vari -ismi che separano, e dunque contraddicono l’opera di Cristo nell’umanità.
SEMI è la rubrica del Centro Aletti disponibile ogni mercoledì.
Ogni settimana, oltre all’omelia della domenica in formato audio, sarà disponibile sul sito LIPA un approfondimento delle letture della liturgia eucaristica domenicale o festiva.
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SEMILLAS es una publicación del Centro Aletti disponible todos los miércoles.
Cada semana, además del audio de la homilía dominical, estará disponible en el sitio de LIPA un comentario a las lecturas de la Liturgia del Domingo, como así también a las lecturas de la semana.
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SEMENA je rubrika Centra Aletti, ki je na voljo vsako sredo.
Vsak teden je na spletni strani LIPE poleg nedeljske homilije v zvočni obliki (v italijanščini) na voljo tudi poglobitev Božje besede nedeljske ali praznične svete maše.
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SJEMENA je rubrika Centra Aletti dostupna svake srijede.
Svakog tjedna, osim nedjeljne propovijedi u audio obliku (na talijanskom), bit će dostupno na web stranici LIPA produbljivanje nedjeljnih ili blagdanskih čitanja euharistijske liturgije.
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ZIARNA są rubryką Centro Aletti udostępnianą w każdą środę.
Każdego tygodnia, oprócz homilii niedzielnej w formie audio, na stronie LIPA będzie do dyspozycji pogłębienie czytań liturgicznych z eucharystii niedzielnej bądź świątecznej