Sergej N. Bulgakov nacque nel 1871 a Livny e morì a Parigi nel 1944. I suoi antenati erano sacerdoti da sei generazioni. Dopo essere entrato in seminario per poi uscirne in seguito ad una crisi religiosa, studia a Mosca, dove insegna nella stessa università economia politica e statistica dal 1896. Dopo due anni all'estero, a contatto con i rappresentanti della socialdemocrazia in esilio, pubblica nel 1901 la sua dissertazione su Capitalismo e agricoltura. Dal 1901 al 1906 insegna al politecnico di Kiev. Nel 1903 pubblica la raccolta di scritti “Dal marxismo all'idealismo”, significativa testimonianza della svolta che l'avrebbe portato progressivamente ad interessi teologici. Dal 1907 al 1908 fa parte della seconda Duma. Al momento della Rivoluzione del 1917 è tornato al cristianesimo e pubblica la sua prima grande opera teologica, La luce senza tramonto. Membro del concilio panrusso del 1917-18, consigliere laico del nuovo patriarca Tichon, riceve l'ordinazione nel 1918 e impara a celebrare la liturgia a fianco di Pavel Florenskij. Destituito dalla carica universitaria ad opera del nuovo potere sovietico, si ritira in Crimea. Nel 1923 è espulso dalla Russia e, dopo un breve soggiorno a Costantinopoli e a Praga, è chiamato a Parigi dal metropolita Evlogij all'Istituto di teologia ortodossa di San Sergio. Inizia un periodo di lavoro intenso e di attivo ministero spirituale; partecipa a molti incontri ecumenici e pubblica le sue opere teologiche fondamentali, definite “il più importante monumento della teologia ortodossa dopo la caduta di Bisanzio”. In esse Bulgakov fa interagire i percorsi più vivi e importanti, ma anche più tormentati e contraddittori, della cultura europea tra '800 e '900 con la Tradizione espressa nei dogmi, nel culto e nella vita della Chiesa. La sua dottrina sofiologica, elaborata principalmente sotto l'influsso di Solov'ëv e Florenskij, fu condannata nel 1935 dal sinodo di Karlovcy e dal metropolita Sergio di Mosca. La sua morte, avvenuta il 12 luglio del 1944 in seguito ad un cancro alla gola, fu caratterizzata da segni eccezionali e circondata dal silenzio dei discepoli, che obbedirono così alle disposizioni del maestro.
Tutta la sua teologia gravita attorno al dogma cristologico e alla considerazione che le definizioni cristologiche richiedono un approfondimento della cristologia teandrica di Calcedonia. Anche la teologia di Bulgakov parte tutta dalla centralità della cristologia: l'unione delle due nature nella sola Ipostasi del Verbo è possibile solo grazie a questo principio di conformità e di corrispondenza tra Creatore e creatura. Il divino, in Cristo, è co-umano e l'umano è teandrico. In tal modo l'Incarnazione non è un atto arbitrario di Dio, un “imprevisto ontologico”, una violenza sull'uomo, ma l'entelechia del creato. È questo il movente anche delle sue speculazioni teologiche più discusse, quelle sofiologiche.
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