[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXVI TEMPO ORDINARIO – Domenica (A) 3

 

Una volta nacque un’animata discussione in un monastero di monaci contemplativi. Si trattava di una cosa seria, e la discussione si fece nella sala del capitolo. Si discuteva l’ammissione di un nuovo candidato che voleva entrare nell’ordine. Aveva mandato una domanda scritta nella quale esponeva le ragioni per le quali desiderava entrare in noviziato. Erano motivazioni tutte spirituali e sembravano sincere. Allora, che dubbi ci potevano essere? Si trattava di un uomo che aveva già quaranta anni e, anche se la vita che aveva condotto fino a quel momento non era esemplare, desiderava convertirsi. Alcuni monaci erano del parere che non gli si dovevano porre ostacoli, ma dargli l’occasione di realizzare ciò che desiderava. Altri invece erano decisamente contrari per varie ragioni. Un quarantenne, argomentavano, ha delle abitudini che difficilmente si possono cambiare, pensa già in un certo modo. Anche se desidera seriamente convertirsi, è come un albero vecchio che non si deve trapiantare. Ma quelli che volevano accettare il candidato non cedevano facilmente. Spiegavano la loro posizione con degli esempi del vangelo, dove Gesú ha dato precedenza ai peccatori e alle peccatrici pubbliche davanti ai cosiddetti giusti. La conversione a una vita nuova è grazia di Dio, alla quale non si deve resistere. Come finí la discussione? Accettarono il candidato, che tuttavia dopo un anno lasciò il monastero.
Questo e tanti altri esempi ci mettono davanti ad un serio problema che per i cristiani è fondamentale: la possibilità di convertirsi e cominciare una nuova vita. Ci piace leggere il detto di Dostoevskij che i grandi peccatori hanno un cammino piú corto verso Dio. Ma la vita di ogni giorno non sembra confermare questo detto. Casi di radicali conversioni sono raccontati nelle biografie dei santi, dove si presentano come grandi miracoli della grazia divina e, quindi, come avvenimenti eccezionali che non succedono tutti i giorni. Perciò, per essere accettati in un seminario o in un ordine religioso, si pone come condizione la buona condotta e la fede cattolica. Se si presenta un neofita, uno che si è convertito da breve tempo, si consiglia di aspettare e di non accettarlo prima che non si mostri col tempo che la conversione è stabile.
D’altra parte però il vangelo invita tutti a convertirsi senza eccezioni. Con questo tema cominciarono le loro prediche san Giovanni Battista (cf Mt 3,2-3) e Gesú stesso (cf Mc 1,15). Il fatto che la gente si lasciasse battezzare da Giovanni era segno visibile della propria conversione. Ma i farisei si scandalizzavano che il Battista battezzasse tutti, dimostrando cosí che tutti hanno bisogno di convertirsi.
Da ciò segue che si deve comprendere la “conversione” in un senso piú largo, ma anche piú profondo. Non si tratta soltanto di un cambiamento sorprendente della condotta esterna. Per comprenderlo meglio, proponiamo un esempio che apparentemente non ha connessione con il nostro tema, ma servirà come punto di partenza per una riflessione ulteriore. Guardiamo come cresce un albero, ad esempio una quercia. All’inizio è una ghianda, poi un piccolo germoglio che esce dalla terra. Cresce e si rafforza, si allargano i rami, aumentano le foglie. C’è una grande differenza fra la forma della ghianda e l’albero cresciuto. Però la quercia rimane sempre quercia. C’è dentro una forza speciale che mantiene l’identità. Se manca questa forza, l’albero si secca, muore. Da dove viene questa forza interna? La spiegazione meccanica del susseguirsi delle fasi della crescita non è sufficiente per mostrare l’origine della sua vita. Al contrario la rivelazione biblica è semplice e chiara: in principio Dio disse una parola, tutto ciò che esiste ha origine in questa parola creatrice divina. Le piante crescono, gli animali si moltiplicano, scrive san Basilio, perché la parola divina è in loro. Non possono fare a meno che essa si concretizzi.
Con la parola divina è sorto anche l’uomo. Nondimeno, la sua creazione differisce da quella delle altre creature. La natura esegue ciecamente l’ordine dato da Dio. Questo ordine è per lei una forza a cui non si può resistere. Al contrario, l’uomo ha ricevuto un intelletto e una volontà libera. Egli deve comprendere la parola con la quale Dio si è rivolto a lui e deve dare la sua risposta. Con la parola, Dio ha creato l’uomo ma questi deve acconsentire, dire il suo sí alla volontà di Dio che è anche in lui, come nelle piante e negli animali, forza vitale interiore. L’uomo che non si converte a Dio sta perdendo la sua identità, la sua umanità.
Quando deve venire una tale risposta libera? Non possiamo immaginarci che succeda già alla nascita. È però da supporre che questo si manifesti nel momento in cui si accende la luce dell’intelletto e la conoscenza del bene e del male. È difficile dire quando questo avviene e anche difficile collocare questa esperienza in un solo momento. La nostra vita è piena di tali conoscenze e decisioni. La parola di Dio con la quale egli ci ha creati è come un seme che cresce sia nel corpo che nell’anima. In corrispondenza con questa crescita, aumenta di intensità anche la nostra risposta a Dio.
Tale evoluzione è diversa nelle diverse persone. San Luigi Gonzaga promise a Dio la castità perfetta all’età di sette anni e ciò vuol dire che era capace di dare a Dio una risposta piena già al primo risveglio della conoscenza del bene e del male. La risposta di sant’Agostino, al contrario, arrivò piú tardi. Alcuni si convertono a Dio soltanto in letto di morte. Nel medioevo, le biografie dei santi erano scritte secondo due schemi. Secondo uno schema, un santo mostrava i segni di santità già dalla prima infanzia, dimostrando di voler seguire una chiamata eccezionale. Per farlo, è chiaro, certe leggende sono persino umoristiche. Una di queste, ad esempio, afferma che san Nicola quando era ancora lattante nei giorni di digiuno non beveva il latte materno. L’altro schema è differente. Dipinge la vita del santo, prima della sua conversione, a colori nerissimi, per dimostrare come la grazia di Dio, quando arriva, ha la forza di cambiare l’uomo radicalmente. Si tratta di due situazioni che raramente si verificano proprio cosí.
Il dinamismo della vita è normalmente progressivo, ci sono esitazioni e decisioni. L’uomo si converte a Dio con il passare di molti anni, talvolta di piú, a volte di meno. Certo è che Dio ha una grande pazienza con noi, che non esaurisce mai, e cosí non deve neanche fermarsi la nostra ricerca di Dio. Quando Gesú ha dato la precedenza alle peccatrici e ai pubblicani davanti a quelli che si consideravano giusti, aveva in mente coloro che credevano di aver già dato la loro risposta definitiva alla chiamata di Dio e che nella loro sufficienza disprezzavano gli altri. L’atteggiamento cristiano è differente. Dobbiamo condannare ogni malizia, ogni peccato. Ma quando si tratta del peccatore come uomo, siamo consapevoli di stare davanti ad un grande mistero che conosce Dio solo. Possiamo essere sicuri, anche guardando noi stessi, solo della fede che la grazia di Dio non ci abbandonerà mai. Allora viviamo nella speranza che la nostra ultima e definitiva risposta a Dio sarà un “sí” che ci porterà alla salvezza eterna.


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XXVI TEMPO ORDINARIO – Domenica (A) 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA