Allora Gesù chiamò a sé un bambino
Più tardi la tradizione avrebbe detto che quel bambino era Ignazio, discepolo di san Giovanni e vescovo di Antiochia, morto martire a Roma, una delle grandi personalità della Chiesa dei primi secoli. Questo ci fa riflettere sulla caratteristica fondamentale del bambino, quella di poter crescere e diventare grande.
Secondo san Gregorio Magno, il desiderio di progredire nella vita spirituale è segno della presenza della grazia. Ma chi può dire con certezza di avere la grazia? Tutti i teologi sono d’accordo che la vita divina è nei nostri cuori, ma Dio è invisibile, e non si può esserne sicuri. La grazia si riconosce dagli effetti della vita spirituale, che è proprio come un frutto: vuole crescere, non vuole fermarsi. È come quando si naviga su un fiume, scrive san Gregorio, se si smette di remare la corrente trascina a fondo. Se si smette di crescere, si smette di essere giovani; invece nella vita spirituale si resta sempre giovani, perché la vita spirituale non ha limiti. Dio è infinito e la sua penetrazione nel mondo e nelle anime non conosce arresto.
Se non diventerete come bambini
Gli autori spirituali usano spesso l’esempio del bambino per indicare l’umiltà. Ma i bambini sono davvero umili? Vogliono sentirsi grandi, si sentono forti, fanno orgogliosi progetti sul loro futuro, sono sbruffoncelli. Ma proprio queste inclinazioni naturali tipiche della crescita illustrano che cosa sia la vera umiltà.
Cristo, che ne è maestro, rispetta e promuove sempre la dignità dell’uomo, e promette a chi lo segue di arrivare al vertice di ogni carriera: essere figli di Dio. Ma per arrivare così in alto bisogna che l’uomo ci metta un contributo: l’umiltà. L’umiltà, scrive sant’Agostino, è come un albero capace di crescere solo se ha profonde radici. Perché un grattacielo abbia stabilità deve avere fondamenta molto profonde.
Le radici profonde di un bambino sono la fiducia nella mamma e nel papà. Il piccolo è sicuro ed ha coraggio se è con i genitori. Da grande, avrà bisogno di riporre quella stessa fiducia infantile in Dio. Con questa fiducia infantile i santi hanno fatto i miracoli, e i cristiani riescono a superare ogni difficoltà della vita.
Chiunque diventerà piccolo come questo bambino
I Padri greci parlavano spesso di apatia. Oggi la parola “apatico” ha preso un significato negativo, di persona passiva, senza iniziative. Ma quando Origene scrive che il bambino è un esempio di apatia, non la intende certo in questo senso. Vuole significare piuttosto la mitezza, la capacità di distogliersi dall’ira, di dimenticare i desideri di vendetta, di vincere la malinconia, la tristezza, l’invidia. A dire la verità, un bambino non è affatto capace di tutto questo; anzi, reagisce immediatamente ad ogni impulso: grida, piange, ride. Però le emozioni di un bambino sono di brevissima durata. Un proverbio dice che un bambino tiene il riso ed il pianto nella stessa tasca.
Ecco, proprio questa è l’apatia a cui si riferisce Origene: la capacità di spegnere subito una passione. Insomma, che ogni fuoco duri poco. Si può farlo anche da grandi, con la consapevolezza e la volontà.
Sant’Ignazio di Loyola da piccolo era molto collerico. Da grande sembrava addirittura flemmatico. Quando qualcosa lo faceva infiammare—e succedeva—in pochi minuti, con l’aiuto di Dio, ritrovava la pace e l’equilibrio.
IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.
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