LA TESTIMONIANZA DELLE OPERE

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] IV TEMPO PASQUA – Martedì 3

 

Dal Vangelo secondo Giovanni
Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

 


Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente

La vita pubblica e tutta l’attività di Gesù verte su questa domanda. Tutta la storia d’Israele è messianica, piena di attesa della grande promessa. Inoltre al tempo di Gesù c’è molta tensione politica e sociale, e fra il popolo cresce sempre di più l’idea che quello è il periodo adatto per la venuta del Messia.

Ma come sarebbe stato il Messia? Forse un liberatore politico, sociale o nazionale? Gesù è consapevole che prima di dichiararsi apertamente come Messia deve chiarire il concetto di Messia, così come era stato promesso da Dio. Dice allora di essere Figlio del Padre. È una definizione che delude la gente, che si aspettava altro. Eppure è proprio questo titolo che dà senso all’evoluzione di tutta la storia messianica precedente. Dio ha scelto come figli i figli di Abramo, per essere come un padre per il popolo d’Israele. Sembra solo una metafora, che però svela il senso profondo della paternità divina quando appare il Messia, vero Figlio del Padre.

La storia d’Israele si riflette nella nostra vita. Anche la nostra vita raggiungerà il suo culmine quando comprenderemo pienamente che siamo figli del Padre.

 

Le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste mi danno testimonianza

Una persona prudente diffida di chi, a parole, promette grandi cose. Per credere c’è bisogno di vedere i fatti.

Dal Messia la gente vuole dei fatti. Quelli che aspettano il progresso sociale sono entusiasti quando Gesù miracolosamente dà da mangiare alle folle (Mt 15,32-39). Ma vengono ammoniti perché non è questa la missione del Messia.

Gesù non parla mai di politica o di una eventuale liberazione. Dice solo che Lui e il Padre sono uno (Gv 10,30) e che le sue opere sono quelle del Padre. Anche noi spesso ci troviamo ad eseguire opere non nostre ma di altri. Succede in modo evidente nei sistemi totalitari, dove un solo partito concepisce e realizza programmi in cui nessun cittadino ha diritto di intervenire liberamente. Le opere che si compiono attraverso il lavoro dei cittadini danno testimonianza esclusivamente del partito.

Che differenza c’è tra una simile obbedienza e l’obbedienza a Dio? La prima rende l’uomo schiavo, lo umilia e fa della persona un semplice strumento. L’obbedienza a Dio, al contrario, è liberatrice. Chi fa le opere di Dio diventa uomo più di prima e insieme figlio del Padre.

 

Le mie pecore ascoltano la mia voce e io do loro la vita eterna

Anche quando siamo noi a compiere delle opere, queste opere non sono nostre, non sono il mio “io”. Lo scultore non è la statua, che si può vendere o spostare senza di lui. Eppure non c’è separazione fra l’artista e la sua opera. Egli è scultore proprio perché scolpisce la statua, pittore perché dipinge il quadro, musicista perché compone la musica, sarto perché cuce un abito. Allo stesso modo chi esegue la volontà di Dio diventa divino. Per mezzo delle sue opere l’uomo riesce a proiettarsi al di là del tempo, a superarne il corso. Platone è morto più di duemila anni fa ma vive ancora nei suoi scritti, che si traducono, si pubblicano, si studiano. In senso metaforico, i grandi filosofi, artisti, scienziati diventano “eterni”. Chi fa la volontà di Dio, diventa figlio di Dio ed eterno nel pieno e vero senso della parola: ha la vita eterna perché è uno con l’opera di Cristo, eterno Figlio dell’eterno Padre.

 


 

IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] IV TEMPO PASQUA – Martedì 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA