Ti seguirò
C’è un proverbio latino che dice: La strada è lunga con gli ordini, e breve con l’esempio. I bambini e i giovani hanno predisposizione ad imitare; per loro la miglior scuola è osservare. Così è nata anche la prima Chiesa: gli apostoli incontrano Gesù, e ne sono così colpiti che lo seguono e lo imitano. Quando si disperdono nel mondo ad annunciare la parola di Dio, non hanno libri né cultura teologica, insegnano semplicemente ciò che hanno visto e ascoltato da Gesù. Il vangelo di san Marco è il riassunto delle prediche di san Pietro, breve ma così concreto che sembra di avere Gesù davanti agli occhi.
Anche oggi è molto importante non imparare un catechismo astratto, ma immaginare la persona di Gesù, in modo che il suo pensare ed agire ci diventi familiare. Leggere un brano del vangelo e cercare di rivivere interiormente la scena serve più di una riflessione teorica.
Nessuno che ha messo mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio
Una persona saggia si riconosce dalla duttilità, dalla prontezza a cambiare il proprio parere quando capisce di aver torto. Ma c’è un limite: chi cambia idea troppo spesso è incostante e inaffidabile. Peggio ancora quando si cambia atteggiamento con le persone a cui abbiamo promesso di restare fedeli.
La vera essenza del cristiano è la fedeltà alla persona di Cristo, una fedeltà esente da dubbi e incertezze. I medici si rifiutano di curare pazienti che usano altre medicine insieme a quelle da loro prescritte, soprattutto se hanno effetti contrastanti, perché così facendo si debilita l’organismo. Purtroppo molti cristiani seguono una doppia prescrizione: un po’ accettano l’insegnamento di Cristo e un po’ simpatizzano con opinioni opposte. Una vita cristiana così debole non dà un buon esempio e neppure soddisfazione a chi la vive.
Lascia che i morti seppelliscano i loro morti
La parola morire si può intendere in vari modi. Moriamo una sola volta eppure dobbiamo morire ogni giorno, devono morire in noi le opere della carne e le passioni carnali, dice san Paolo (Rm 8,13; Col 3,5). La morte è il contrario della vita, però la vita non pulsa mai pienamente, dentro di noi c’è sempre qualcosa di morto.
Dal punto di vista psicologico, non è molto diverso il rapporto con i morti o con le persone che abbiamo dimenticato. Dimenticare è presagio e immagine di morte, ma paradossalmente è anche condizione di vita. Se dovessimo ricordarci di tutto ciò che nella vita abbiamo visto e udito, e se dovessimo pensare sempre al futuro, rischieremmo l’esaurimento e una totale confusione mentale.
Chi vuole mantenersi interiormente fresco e giovane, meglio che pensi solo al presente. Il resto sia per lui come morto. La freschezza della vita con Gesù esige che dimentichiamo le preoccupazioni inutili, per concentrarci su di Lui.
IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.
Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA |