BEATI QUELLI CHE VEDONO

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XVI TEMPO ORDINARIO – Giovedì (I) 3

Dal Vangelo secondo Matteo
In quel tempo, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Perché a loro parli con parabole?».
Egli rispose loro: «Perché a voi è dato conoscere i misteri del regno dei cieli, ma a loro non è dato. Infatti a colui che ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a colui che non ha, sarà tolto anche quello che ha. Per questo a loro parlo con parabole: perché guardando non vedono, udendo non ascoltano e non comprendono.
Così si compie per loro la profezia di Isaìa che dice:
“Udrete, sì, ma non comprenderete,
guarderete, sì, ma non vedrete.
Perché il cuore di questo popolo è diventato insensibile,
sono diventati duri di orecchi
e hanno chiuso gli occhi,
perché non vedano con gli occhi,
non ascoltino con gli orecchi
e non comprendano con il cuore
e non si convertano e io li guarisca!”.
Beati invece i vostri occhi perché vedono e i vostri orecchi perché ascoltano. In verità io vi dico: molti profeti e molti giusti hanno desiderato vedere ciò che voi guardate, ma non lo videro, e ascoltare ciò che voi ascoltate, ma non lo ascoltarono!».

 


Perché parli loro in parabole?

Il pensiero astratto, razionale, è difficile da seguire e da comprendere. L’esempio concreto si ascolta volentieri, e aiuta a capire. Perciò la spiegazione di Gesù ci sorprende: perché a loro non è dato conoscere i misteri del regno dei cieli.

Dio vuole rivelare a tutti i misteri divini, ma poco a poco, secondo il grado di maturazione della vita spirituale di ciascuno, secondo la purezza del cuore di ciascuno. Di un’opera d’arte, ciascuno intende quello che la sua profondità e conoscenza gli permettono. Chi non s’intende di musica può ascoltare un concerto sinfonico e dire che gli piace o meno; ma la stessa cosa detta da un critico o da un compositore musicale ha un altro peso. Allo stesso modo, noi leggiamo le parabole del vangelo e la loro comprensione non è mai definitiva ed integrale. Ad ogni nuovo grado di maturazione spirituale, ecco che la stessa parabola che abbiamo sentito tante volte ci svela qualcosa di nuovo per la comprensione del mistero divino.

E a quelli che non vogliono credere, cosa dicono le parabole? Velano il mistero affinché esso non venga sconsacrato. Come ha detto ironicamente qualcuno: combattono la Chiesa, e non sanno cos’è. Ma così neanche la insudiciano.

 

Per non vedere con gli occhi, non sentire con gli orecchi

Che Dio si rivela lentamente lo notiamo nella storia del popolo di Israele. Da Abramo agli ultimi profeti c’è una continua crescita nella conoscenza di Dio. Ma tutto questo tempo è come una scuola, una preparazione al momento supremo, l’accettazione di Gesù Cristo come Messia. Eppure proprio allora la maggior parte del popolo resta delusa e non crede.

Di chi è la colpa? I momenti culminanti della storia della salvezza sono sempre magistralmente preparati, ma in essi non può mancare la condizione necessaria per ricevere la grazia, e cioè la libertà umana. Siamo liberi di accogliere la grazia, e possiamo non volerlo fare. Anche le parole più chiare perdono senso quando ci tappiamo le orecchie per non sentirle. L’immagine più bella è priva di significato se abbiamo gli occhi chiusi.

Il rifiuto di Gesù appartiene al “mistero d’Israele”, ma si verifica sempre nella nostra vita, che è piena di “momenti perduti”. Per questo all’inizio della messa, confessando i nostri peccati, alludiamo anche a ciò che avremmo dovuto fare e che non abbiamo fatto.

 

Molti profeti e giusti hanno desiderato vedere e ascoltare ciò che voi vedete e ascoltate

C’è una quantità innumerevole di film su Gesù. Si sforzano di essere realistici, avvalendosi della collaborazione di specialisti per l’ambientazione storica, i costumi, la ricostruzione dell’epoca. Magari vengono preferiti attori Ebrei, e le scene si girano in Terra Santa o in posti che le somigliano.

Ma chi vede uno di questi film può dire di aver visto Gesù? No, e la risposta non sarebbe stata diversa neanche se al tempo di Gesù ci fosse stata la possibilità di filmare gli avvenimenti e rivederli in televisione. Gli occhi avrebbero comunque visto solo la forma esteriore di Gesù, ma il suo cuore, la sua vita divina, sarebbero stati nascosti. Però, si può obiettare, le parole si sarebbero potute comprendere meglio.

Sentire e ascoltare le parole di Cristo dipende più dalla disposizione interiore dell’ascoltatore che dal semplice udire naturale. Chi non riconosce come madre una persona che parla, sente solo la voce di una donna.

Gesù chiama beati gli apostoli, perché i loro occhi hanno visto e le loro orecchie hanno ascoltato; cioè perché gli hanno creduto e lo hanno seguito.

 


IL VANGELO di tutto l’anno sono le riflessioni sul Vangelo festivo e feriale tratte dall’omonimo libro di padre Tomáš Špidlík.

[IL VANGELO DI TUTTO L'ANNO] XVI TEMPO ORDINARIO – Giovedì (I) 4 Il libro è disponibile presso EDIZIONI LIPA