Un piccolo libro in cui Kallistos di Diokleia, con la maestria di sempre, tocca una delle nozioni centrali della fede cristiana – quella della salvezza. Tutti facciamo esperienza del peccato e dei suoi effetti nella nostra vita, e per questo avvertiamo il bisogno di qualcuno che ci guarisca. Questa guarigione tuttavia non trasforma semplicemente la corruzione e la morte in sopravvivenza, ma offre una nuova possibilità di vita che è quella che Dio stesso nella sua incarnazione ha inaugurato. Salvezza vuol dire allora redenzione: il Figlio di Dio è venuto per riscattarci dalla schiavitù del peccato e della morte. Ma salvezza vuol dire anche vita nuova. Cristo, Dio-uomo, è Lui in persona la nostra salvezza, la nostra nuova esistenza, ed è nella sua risurrezione che si manifesta il compimento della nostra redenzione, come vittoria finale sulla morte e apparizione della nuova creazione, la possibilità per noi del modo di esistenza trinitario: la vita come dono di sé nell’amore. E siccome viviamo e pecchiamo, allora ci è indispensabile pentirci, continuare a pentirci e rimanere in questo “stato salvifico” per tutta la vita, giacché il pentimento crea quell’atmosfera spirituale indispensabile nella quale solo si può incominciare, accrescere e conservare la vita nuova. Un testo che, pur essendo breve, non è meno completo di un manuale. Tutti i temi dell’antropologia sono presenti in modo organico, uno rimanda all’altro, e sono sempre sostenuti dall’esperienza dei santi della tradizione spirituale.
Indice:
Prefazione (Michelina Tenace) 1. Come siamo salvati? La comprensione della salvezza nella tradizione ortodossa 2. “Dobbiamo pregare per tutti”: La salvezza secondo san Silvano del Monte Athos
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